Paolo Calliero
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21 febbraio 2022
Dopo l’approvazione dell’EMA (Agenzia Europea dei Medicinali), è arrivata anche l’approvazione dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) sul vaccino Nuvaxovid (Novavax), con un comunicato stampa della riunione del 22 dicembre 2021, rendendolo così disponibile per i soggetti di età uguale o superiore ai 18 anni.
Il Nuvaxovid, o Novavax, è un vaccino che non impiega la tecnica m-rna, come i suoi predecessori Pfizer e Moderna, bensì si basa sulla tecnologia delle proteine ricombinanti, già usata da decenni per altri vaccini contro epatite B e papilloma virus. La vaccinazione prevede un ciclo vaccinale primario di due dosi a distanza di tre settimane l'una dall'altra e l'utilizzo sarà indicato per i soggetti di età uguale o superiore ai 18 anni.
I dati disponibili, rileva la Commissione tecnico scientifica di Aifa, hanno mostrato un efficacia di circa il 90% nel prevenire la malattia Covid-19 sintomatica anche nella popolazione di età superiore ai 64 anni. Il profilo di sicurezza si è dimostrato positivo, con reazioni avverse prevalentemente di tipo locale.
Quando Nuvaxovid viene somministrato, il sistema immunitario identifica la proteina come estranea e produce difese naturali - anticorpi e cellule T - contro di essa. Se in seguito la persona vaccinata entra in contatto con il Coronavirus Sars-CoV-2, il sistema immunitario riconoscerà la proteina Spike sul virus e sarà pronto ad attaccarla. Gli anticorpi e le cellule immunitarie possono proteggere da Covid lavorando insieme per uccidere il virus, impedire il suo ingresso nelle cellule e distruggere le cellule infette.
Si tratta di un vaccino più tradizionale che usa la tecnologia delle proteine ricombinanti, ormai molto collaudata. Inoltre, ha richiesto più tempo per essere prodotto, mentre per sviluppare gli altri vaccini ci è voluto qualche mese.
Il primo studio, condotto in Messico e negli Stati Uniti, ha riscontrato una riduzione del 90,4% del numero di casi sintomatici di Covid-19 da 7 giorni dopo la seconda dose nelle persone che hanno ricevuto Nuvaxovid (14 casi su 17.312 persone) rispetto a quelle a cui è stato somministrato placebo (63 su 8.140). Ciò significa, evidenzia l'Ema in una nota, che il vaccino ha avuto un'efficacia del 90,4% in questo studio.
Anche il secondo studio condotto nel Regno Unito ha mostrato una riduzione simile del numero di casi sintomatici di Covid-19 nelle persone che hanno ricevuto Nuvaxovid (10 casi su 7.020 persone) rispetto al gruppo a cui è stato somministrato placebo (96 su 7.019), con un'efficacia dell'89,7%.
Presi insieme, dunque, i risultati dei due studi mostrano un'efficacia del vaccino per Nuvaxovid di circa il 90%. Il ceppo originale di Sars-CoV-2 e alcune varianti preoccupanti come Alpha e Beta erano i ceppi virali più comuni in circolazione durante i trial. Attualmente, precisa l'Ema, sono disponibili dati limitati sull'efficacia di Nuvaxovid contro altre varianti preoccupanti, inclusa Omicron.
La Commissione europea prevede, secondo un Ansa, che le prime consegne del vaccino anti-Covid di Novavax in Europa "avvengano nella settimana del 21 febbraio”. Lo ha precisato nel corso del briefing quotidiano, rispondendo ad una domanda sulla tempistica della consegna del vaccino dell'azienda Usa, un portavoce della Commissione Ue.
Autore
Paolo Calliero, Farmacista Preparatore
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